Onderzoeken tonen aan dat ivoor in de zuidelijke Levant afkomstig was van in Afrika gedode olifanten via de Nubische handel en niet uit Egypte geïmporteerd werd

Gli studi recenti svelano un antico commercio che ha collegato l’Africa e il Levante meridionale attraverso la tratta del prezioso avorio. Contrariamente alle precedenti ipotesi che attribuivano l’origine dell’avorio alla sola importazione dall’Egitto, le nuove ricerche dimostrano che le zanne provenivano effettivamente da elefanti uccisi in Africa e distribuiti tramite la via di scambio nubiana. Questo risultato non solo ridefinisce la storia commerciale dell’area, ma offre nuove prospettive sull’interazione tra culture africane e medio-orientali nel passato.

La cerchia scientifica ha approfondito le tecniche analitiche, utilizzando metodi come l’analisi del DNA sul materiale osseo ben conservato. Questo ha permesso di risalire all’esatta provenienza degli elefanti la cui avorio era commerciato, contribuendo a ricostruire scenari di mercato e di scambio fondamentali per comprendere il contesto storico e culturale dell’epoca. L’avorio, materiale pregiato da sempre simbolo di successo e potere, ha così rivelato il suo percorso che attraversa continenti e deserti fino alle terre del Levante.

Avorio nel Levante meridionale: provenienza africana confermata da recenti studi

Le analisi genetiche condotte hanno smentito la convinzione diffusa che l’avorio utilizzato nel Levante meridionale arrivasse principalmente dall’Egitto. Infatti, l’avorio è stato identificato come proveniente da elefanti africani cacciati lungo le rotte commerciali nubiane. Questi risultati si basano su test scientifici per identificare la specie e la zona geografica di origine, rivelando che il commercio di avorio si estendeva ben oltre i confini egiziani e coinvolgeva un ampio network commerciale in Africa.

Impatto sulle relazioni commerciali storiche tra Africa e Levante

Questa scoperta rafforza l’idea di un’intensa attività mercantile tra il continente africano e il Levante, in particolare attraverso la Nubia, regione strategica tanto per la caccia agli elefanti quanto per la distribuzione dell’avorio. L’interconnessione tra queste aree alimentava un mercato fiorente che ha influenzato non solo l’economia, ma anche le relazioni culturali e politiche.

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Gli studiosi evidenziano come questa rete commerciale abbia favorito uno scambio non solo di materie prime ma anche di idee e opinioni, spingendo verso un’integrazione che appare oggi molto più complessa di quanto precedentemente ipotizzato. Un vero e proprio crocevia di scambi, il percorso nubiano rappresentava la strada principale per la circolazione dell’avorio verso le città del Levante meridionale, ridisegnando così la mappa delle vie commerciali antiche.

Onderzoeken tonen aan dat ivoor in de zuidelijke Levant afkomstig was van in Afrika gedode olifanten via de Nubische handel en niet uit Egypte geïmporteerd werd (deel 2)

La lotta contro il commercio illegale di avorio nel presente

Nonostante le rigide normative internazionali attuate a partire dal 1990 che vietano quasi completamente la vendita di avorio senza certificazioni specifiche come quelle europee o CITES, il traffico clandestino persiste. Gli avoriari illegali riescono ancora oggi a far passare il prezioso materiale nascondendolo in container di merci legittime o camuffandolo da oggetti d’antiquariato. Questo fenomeno è stimolato dalla crescente domanda asiatica, dove l’avorio continua a rappresentare un simbolo di status e ricchezza, soprattutto in mercati come quello cinese, che copre circa il 70% del commercio globale.

Attivisti e organizzazioni impegnate nella conservazione della fauna selvatica sottolineano come il commercio illegale sia una minaccia diretta alla sopravvivenza degli elefanti africani, decimati dalla caccia indiscriminata e dalla distruzione del loro habitat. Campagne di sensibilizzazione e raccolta di avorio per la sua distruzione vengono promosse per ridurre l’offerta e decimare le basi economiche dei bracconieri.

Come partecipare alla salvaguardia degli elefanti

Per contribuire a fermare questa piaga, iniziative come la campagna “Laat je (slag)tanden zien”, organizzata da diverse istituzioni, mettono a disposizione contenitori per la raccolta e la distruzione di oggetti in avorio non certificati, offrendone il ritiro sicuro e legalmente conforme. Questo approccio non solo aiuta a ridurre la presenza di avorio sul mercato nero, ma anche a coinvolgere la società civile nella tutela della biodiversità.

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Il rispetto della normativa in vigore e la forte volontà di bloccare il commercio illegale sono essenziali per assicurare un futuro agli elefanti, il cui valore come specie vivente è infinitamente superiore a qualsiasi guadagno economico derivante dalla vendita delle loro zanne. Per maggiori dettagli su questa scoperta, è utile approfondire direttamente gli studi pubblicati che mostrano questa affascinante rete commerciale storica.

Puoi leggere di più sul tema e scoprire i dettagli della ricerca seguendo questo approfondimento dedicato all’origine dell’avorio nel Levante meridionale.